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Caratteristiche strutturali del patrimonio artistico del Tempio Ossario

 

Il Tempio Ossario di Udine, quale si presenta oggi, rispecchia le direttive imposte nel 1927 dal commissario governativo per le onoranze ai Caduti della prima Guerra Mondiale che, con la solenne monumentalità delle strutture architettoniche, ha voluto enfatizzare I valori nazionali e onorare l'enormità del sacrificio umano espresso dalle 25.000 salme dei Caduti accolte e custodite nel Tempio.

La pianta del Tempio è a croce latina secondo lo schema romanico-basilicale. La facciata, rivestita completamente di pietra, ha assunto nel progetto definitivo la forma di un trapezio di “disadorna essenzialità” in cui l'altissimo portone ne rompe la compattezza e richiama lo slancio verticale della grande cupola.

In alto, nella nicchia sotto l'arco del portone, sono collocate una “Pietà” in gesso e terracotta di Luciano Del Zotto (1960) e una vetrata di Arrigo Poz (1993) che raffigura San Nicolò ed è ben visibile dall'interno nei suoi colori squillanti e luminosi. Ai lati del portone campeggiano, due per parte, quattro enormi statue scolpite in pietra piasentina, perfettamente adeguate alla monumentalità dell'architettura, raffiguranti “l'Alpino”, “il Fante”, “l'Aviatore” e “il Marinaio”. I bozzetti in gesso (1938) sono dello scultore udinese Silvio Olivo. 

Il fante

 

La muratura esterna è costruita in “laterizio di calda tonalità rossastra” e si eleva sopra un alto zoccolo di pietra. La cupola, alta 64 metri, è rivestita di lastre di rame ed è sormontata da una cuspide che sorregge al culmine una croce dorata.

La maestosità delle strutture esterne si ripete all'interno del Tempio. L'ambiente è austero, severo, pervaso dalla penombra modulata dalla pallida luce filtrata dai finestroni della cupola, delle navate e delle absidi laterali. In questo clima austero, dalle pareti maestre che custodiscono le salme dei Caduti spiccano, in sequenza infinita, I nomi incisi nel marmo. E il visitatore che entra si sente immediatamente partecipe di un'avvolgente atmosfera di gloriosa, dolente umanità.

Il corpo longitudinale presenta internamente una suggestiva fuga di trenta grandi colonne poligonali, rivestite di marmo rosso di Verzegnis, che lo dividono in tre navate. Le due laterali sono fiancheggiate da cappelle in cui si trovano gli altorilievi della “Via Crucis”, opera in marmo e bronzo dorato del milanese Giannino Castiglioni (1937). La navata centrale si prolunga nel vasto presbiterio, al centro della cupola, dove si trova l'altare maggiore in marmo rosso con l'imponente Crocifisso bronzeo di Aurelio Mestruzzi (1939) auto anche degli altorilievi sulle due facciate dello stesso altare.

Alle spalle del presbiterio s'innalza l'ampio catino dell'abside centrale nel quale risplende il mosaico del “Cristo risorto” di Fred Pittino (1969) realizzato dalla Scuola Mosaicisti di Spilimbergo.

Ai lati del presbiterio, sono esposte tre pale, originariamente nella vecchia Chiesa di Via Zanon, restaurate nell'anno 2000: a sinistra, “la Vergine con il Bambino in gloria e I Santi Girolamo, Andrea e Francesco” di Jacopo Palma il Giovane (1620-28), “la Vergine con il Bambino in gloria e I Santi Nicolò e Giovanni Battista” della scuola dei Bassano (1608-09) e “la Vergine che appare a San Filippo Neri” attr. ad Antonio Balestra (seconda metà del 1600). Sul tamburo della cupola si aprono sedici finestroni da cui filtra la luce che si diffonde nella penombra delle articolate strutture dell'interno. Il soffitto della cupola e delle navate è a cassettoni che rompono l'uniformità delle levigate superfici dei marmi.

A livello del presbiterio, il transetto interseca la navata centrale e I due bracci che ne risultano terminano nelle absidi laterali dove si trovano gli altari del SS.Sacramento (a sinistra) e della Madonna della Provvidenza (a destra). Entrambi sono decorati da mosaici di Fred Pittino (1958: pala dei “12 apostoli”; 1961: pala degli “Episodi della vita della Vergine”). In una nicchia sul retro dell'altare della Madonna è collocata una scultura in terracotta di Max Piccini raffigurante Santa Teresa. Ancora di Fred Pittino è una vetrata del Battistero (vi si accede dal braccio destro del transetto) che rappresenta il battesimo di Cristo nel Giordano (1960). Nel braccio sinistro del transetto si trova la grande statua di San Nicolò in ceramica proveniente dalla Chiesa di via Zanon dove occupava una nicchia sulla facciata. Dietro l'altare del SS. Sacramento è esposto il “Crocifisso mutilato”, scultura lignea colpita dalle granate sul Monte Santo nel 1917.

 

Il clima severo che pervade la Chiesa al piano superiore è ancor più evidente nella Cripta. A questa si accede da due scale di marmo nero ai lati del presbiterio. Dopo una prima rampa, le scale si riuniscono in un piano corrispondente all'abside centrale dove si trova il sepolcro di mons. Cossettini, ideatore – artefice del Tempio e Parroco di San Nicolò. Un'ultima rampa comune introduce nel grande ambiente della cripta suddivisa in tre parti da venti pilastri in travertino collegati da possenti architravi. A sinistra, alta e solenne si staglia “la statua dell'Alpino” che ricorda l'epopea della “Julia” nella seconda Guerra Mondiale (1939-45); è opera dello scultore torinese Emilio Musso (1958). All'interno delle pareti, rivestite di marmo grigio, riposano altre salme di soldati caduti 100 anni fa per difendere la nostra Patria. Nere cornici delimitano gli spazi in cui si leggono I nomi dei singoli Caduti e le pareti si trasformano in un grande marmoreo libro che “raccontano” la loro vita e il loro sacrificio.